Che differenza c'è tra chi si sta facendo i primi passi sulla via dello Yoga e chi lo pratica da anni? Sarà la capacità di compiere Āsana più complesse? Pratiche più lunghe? Sofisticate tecniche di Prānāyāma? Conoscere un gran numero di Mantra ? Forse...ma solo.
C'è un momento bello e speciale ed è quello della ripresa autunnale degli incontri settimanali di Yoga. Qui si ritrovano praticanti con livelli diversi di esperienza...
Ognuno porta la sua curiosità, le sue aspettative e i suoi dubbi, il corpo che ha; è così prezioso tutto questo! Merita certamente spazio e attenzione. Per questo solo dopo esserci salutati ed aver condiviso impressioni, domande e motivazioni, entriamo in una fase più silenziosa.
Invito spesso i partecipanti a scegliere liberamente una posizione seduta, che li faccia sentire a proprio agio e al contempo stabili. Una posizione che consenta al respiro di fluire, evitando tensioni dolorose.
Questo invito all'apparenza molto semplice, racchiude un espediente che riconduce ognuno all'ascolto di sé, a sentirsi nel proprio corpo e a porsi delle buone domande.
Scopriamo subito che non è facile, ma è un momento di scoperta fondamentale , che perderemmo se "copiassimo" una posizione, cercando di entrare forzatamente nei panni di qualcun altro.
UN ANTICO SAGGIO CI OFFRE IL SUO AIUTO
Per fortuna non siamo soli...Altri esseri umani hanno fatto questo cammino prima di noi lasciandoci preziose indicazioni
Sotto la guida esperta del Saggio Patanjali, una guida davvero autorevole, proviamo ad assaggiare l'essenza di Āsana. Si tratta di una esperienza corporea che unisce magicamente in sè proprio queste due qualità: la stabilità e l'agio "Sthira sukham āsanam", recita in poche nette parole il sutra 46 del secondo libro del testo Yoga Sutra.
Ed è così che in una sera autunnale nella quiete della sala di pratica, si offre al mio sguardo di insegnante curiosa, una scena ricca di spunti utili: noto che alcuni optano subito per una posizione seduta a gambe incrociate direttamente sul tappetino, altri scelgono di sedersi su un cuscino spesso, qualcuno usa uno sgabello da meditazione, una esigua minoranza sceglie di sedersi sulle sedie, che distribuisco sempre con casualità nella sala.
Per qualche minuto l'immobilità e il silenzio sembrano da manuale, ma...poco dopo accadono cose più interessanti e realistiche. Noto qualche schiena incurvarsi ed evidenti difficoltà nel respiro, gambe che si distendono e cercano giustamente sollievo, irrequietezza e movimenti vari, della testa, delle spalle, delle mani...
Cosa succede? E' mai possibile che scegliamo deliberatamente il disagio pur avendo delle buone alternative? E un grande saggio che ci ha dato buone indicazioni...
PERCHE' E' DIFFICILE METTERSI COMODI
A volte semplicemente non abbiamo ancora preso le misure di noi stessi e per farlo abbiamo un cammino da compiere. Il corpo e il respiro ci parlano continuamente, ma capire il loro linguaggio richiede tempo.
Altre volte la posizione seduta è solo nella nostra mente satura di immagini stereotipate dello Yoga, ma non è ancora nella realtà del nostro corpo, che conosciamo poco.
La capacità di sentire se davvero siamo a nostro agio e respiriamo bene non è così scontata, capita che sia appena abbozzata o del tutto assente quando siamo all'inizio del percorso. Non a caso la conoscenza di noi stessi, così come siamo, è uno dei pilastri da sviluppare nel percorso dello Yoga.
E ammettiamolo, siamo sempre pervasi da un sottile spirito di competizione, che ci impedisce di rilassarci nel praterie libere e sconfinate dell'umiltà.
Queste osservazioni mi ricordano le difficoltà con cui anche io mi sono dovuta misurare tante volte. Questi primi ostacoli mi avvisavano che la strada non sarebbe stata breve, ma mi facevano anche intravvedere una via ricca di possibilità da esplorare. Ho scoperto col tempo, che ad ogni ostacolo, se non desistiamo, può corrispondere un grande progresso.
E ...ci crederesti? Spesso sono proprio i praticanti più esperti ad accettare serenamente di sedersi su una sedia quando ne sentono la necessità!
I NOSTRI VERI OBIETTIVI
Mentre la destinazione finale dello Yoga è una piena consapevolezza della realtà, che deriva da una mente più chiara e stabile, le nostre aspirazioni possono essere più urgenti e concrete.
Forse anche tu hai imboccato queste vie alla ricerca di una vita più serena e rilassata. Una necessità vitale, che tanti esprimono fin dall'inizio con sincerità ed ha espressioni uniche, personali e tutte legittime: dormire meglio e sentirsi più rilassati, ritrovare un respiro fluido, non arrabbiarsi così spesso, liberarsi dal mal di schiena, sentirsi più stabili fisicamente ed emotivamente, sentirsi più sciolti. La strada verso la meta è costellata da questi piccoli, importanti traguardi.
Per aiutarci a giungere a destinazione, lo Yoga ci mette a disposizione un percorso definito e innumerevoli mezzi, pratiche e strumenti.
Lo so...queste tecniche con i loro misteriosi nomi in sanscrito ci affascinano, sembrano quasi dotate di poteri straordinari!
Mi piace pensare al bagaglio di tecniche e mezzi come al contenuto di una valigia una: prima della partenza cerchiamo di riempirla il più possibile, forse per sentirci più sicuri nel nostro viaggio, per poi accorgerci di quanto sia faticoso e lento muoversi con un bagaglio ingombrante, e di come le cose utili siano alla fine pochissime...
Praticare con costanza e regolarità poche semplici tecniche davvero adatte a noi, ci porterà certamente più lontano.
BAGAGLIO MINIMO E OCCHI APERTI
Viaggiare leggeri ci permette di guardarci intorno e di vedere come i nostri progressi sono direttamente proporzionali al nostra dedizione e alla nostra fiducia.
Conoscere numerose tecniche e padroneggiarle sul tappetino non corrisponde necessariamente ad un progresso, soprattutto se questo non viene messo alla prova nel mare in movimento della nostra vita reale.
Facciamo dunque attenzione a non confondere i meravigliosi mezzi dello Yoga con il suo scopo! La mappa non è il territorio...
Ognuno avanza sul cammino dello Yoga con il suo personalissimo passo. Perchè sono diversi i nostri punti di partenza ed anche i nostri obiettivi lo sono. Dove ci troviamo noi ora?
Per accertarci di essere sulla strada giusta , distogliamo gli occhi dalla mappa e spostiamoli sul terreno (della nostra vita) e proviamo a cogliere qui i segnali dei nostri progressi.
Siamo più consapevoli del nostro corpo e dei suoi bisogni reali ? Sul tappetino e oltre.
Ci sentiamo più sensibili e tolleranti?
Capaci di ascoltare?
Siamo in grado di stare nel silenzio e nella semplicità senza disagio?
Ci sentiamo più stabili fisicamente ed emotivamente?
Abbiamo creato una buona alleanza con il nostro respiro?
E soprattutto...è migliorata la nostra abilità di navigare sulle onde mutevoli della vita?