Sei un praticante di Yoga? Probabilmente avrai sperimentato qualche tecnica che coinvolge il respiro, magari variando la durata dell'inspiro e dell'espiro, introducendo delle pause o convogliandolo attraverso le narici in modo alternato, o attraverso le labbra etc.
Potresti aver trovato tutto questo facile o complesso, piacevole o coercitivo e fastidioso.
Queste pratiche ti saranno state presentate come Prānāyāma . Una parola interessante, che ci dice qualcosa di noi, del cosmo e di come siamo intimamente collegati...
Questa parola in lingua sanscrita ha in sé due termini. Prāna indica l'energia vitale che ci attraversa con il respiro e non è solo nostra: permea l'universo, sostiene la vita, i movimenti del vento e degli astri, la crescita delle piante e la fertilità della terra.
Āyāma, significa regolazione, estensione, conservazione.
Prānāyāma può quindi essere tradotto come regolazione dell'energia vitale. Una pratica antichissima che coinvolge il respiro, regolandolo con innumerevoli tecniche .
Le varie fasi del respiro: l'inspiro, l'espiro e le pause, possono essere modificate rispetto al luogo del corpo in cui se ne fa esperienza, al numero, alla durata, al ritmo...dando luogo a svariate pratiche che pur avendo effetti energetici differenti, hanno tutte in comune l'intensità di presenza che il praticante porta sul respiro.
La pratica del Prānāyāma acquieta le nostre menti agitate e regolarizza le funzioni vitali, favorisce la concentrazione e ci prepara alla meditazione. Tutto questo non può essere appreso da un manuale o una descrizione, ma richiede pratica e dedizione, con una guida esperta, che ci accompagni passo dopo passo in questo percorso salutare ma non privo di ostacoli.
ANTICHI YOGI E UOMINI MODERNI IN CORSA
Gli antichi praticanti, chiamati Yogi o Yogini se donne, erano evidentemente consapevoli del legame tra la vita umana e quella dell'universo in cui siamo immersi. Forse per questo avevano sviluppato pratiche e metodi non volti a controllare le forze della natura o il nostro respiro, ma più verosimilmente ad armonizzarsi e sintonizzarsi con un flusso cosmico in costante mutamento.
Tanto tempo è passato, ora viviamo in società scollegate dai ritmi naturali, con sfide sempre più complesse da affrontare. Attraversiamo di corsa giornate zeppe di impegni con un ritmo che può lasciarci esausti e...senza fiato. Di rado siamo consapevoli del nostro respiro ad eccezione dei momenti in cui ci mette in difficoltà: una malattia respiratoria, un attacco di ansia, una grande tristezza...
FAI UN PICCOLO TEST
Prova ad osservare il tuo respiro in un momento qualsiasi, ad esempio ora, mentre stai leggendo: Il tuo respiro è calmo e regolare? Superficiale? Accelerato? Noti delle apnee o sospensioni? Lo senti limitato o libero e fluido? La posizione in cui ti trovi agevola oppure ostacola il respiro?
Queste semplici osservazioni possono offrirti uno specchio abbastanza fedele del tuo stato del momento, svelandoti dettagli utili su cui potrai decidere di lavorare.
Proviamo ad allargare ancora lo sguardo: hai mai fatto caso a cosa succede al tuo respiro quando ti arrabbi? Quando ti spaventi? Quando sei triste? Quando sei felicemente rilassato? Ti invito a portare queste osservazioni nelle tue giornate. Noterai anche tu quanto i nostri stati d'animo e il nostro modo di reagire all'andamento imprevedibile della vita, si riflettano in modo immediato sul respiro.
UNA GRANDE SCOPERTA
Gli antichi Yogi seduti nella quiete di qualche capanna nella foresta o sulle rive di un fiume nei loro intensi esperimenti interiori, questo lo avevano notato qualche millennio prima di noi.
Si erano anche accorti che agire sul respiro era un modo preciso ed efficace per trasformare i nostri stati d'animo disturbanti. A questi uomini e donne che hanno condiviso le loro scoperte ed esperienze in una catena di trasmissione ininterrotta che è giunta fino a noi, va tutta la nostra gratitudine.
Il loro lavoro, silenzioso ed invisibile ci ha lasciato un patrimonio inestimabile, la cui efficacia è stata verificata da molti studi scientifici. Un vero e proprio tesoro, che merita di essere custodito e valorizzato per noi e le generazioni future.
CONTROLLO O PRESENZA?
Oggi è abbastanza comune che le tecniche di Prānāyāma vengano proposte come una forma di controllo del respiro. La parola "controllo", così potente e ambigua, sembra attrarci particolarmente...cosa ci sarebbe infatti di meglio per noi esseri umani persi nel caos, di un sistema che ci consenta finalmente di controllare ciò che ci appare sfuggente e imprevedibile: il respiro, una parte di noi che talvolta sembra dotata di vita propria e in grado di bloccarci, travolgerci, soffocarci?
Tutti vorremmo un sistema semplice per riprendere le redini della nostra vita, ristabilire l'ordine, controllando tra le tante cose, anche il nostro respiro indisciplinato!
Ma non sempre le cose vanno come immaginiamo. Anzi, in questo caso lo sforzo del controllo può innescare effetti paradossali che non fanno che peggiorare una respirazione con cui non abbiamo ancora familiarità. Come uscirne?
TORNA A CASA
Se la curiosità, i maestri inadatti, i tuoi esperimenti incauti, ti hanno portato a sperimentare tecniche respiratorie poco adatte a te, che non ti hanno dato i risultati sperati, potresti esserti allontanato troppo da casa. Magari senza le attrezzature necessarie per cavartela. Non preoccuparti, è abbastanza comune non vedere ciò che abbiamo già a portata di mano.
Hai familiarità con il tuo respiro naturale? Quello che si svolge comunque e che in origine, quando eravamo bambini, fluiva con libertà movendo dolcemente tutto il corpo. Un respiro ampio, libero e soddisfacente. Assolutamente privo di sforzo. Un respiro che forse non ricordi più.
Se ci pensi bene il tuo respiro è così intelligente da proseguire anche senza la tua direzione, ad esempio durante il sonno e quando sei profondamente rilassato.
Dedicarti a pratiche che ti allenino all'ascolto cosciente del respiro naturale (prakrit Prānāyāma), ti consentirà con il tempo di trarre la massima efficacia anche da tecniche più complesse. Oltre a generare pace e chiarezza mentale.
Quando il controllo e lo sforzo cedono il passo ad una quieta presenza, l'energia vitale, non più ostacolata dalle nostre tensioni fisiche e mentali può ritrovare il suo libero flusso.
Secondo il Saggio Patanjali, che dedica al Prānāyāma uno spazio importante nel secondo capitolo del testo Yoga sutra, la regolazione cosciente delle varie fasi del respiro conduce alle qualità che vengono descritte come Dirgha e sukshma, un respiro lungo e sottile, un respiro fluido privo di ostacoli e di sforzi.
Sono queste qualità del respiro ad indicarti se sei sulla strada giusta.
Sono queste qualità ad indurre in noi la pace e la chiarezza necessarie per la quieta consapevolezza dello stato meditativo.